Venom La Furia di Carnage Recensione

“Venom: La Furia di Carnage” è molte cose: un sequel di un fumetto di successo, una commedia per la famiglia, e un blockbuster. Ma nel suo nucleo, sotto le battute stravaganti e i denti che digrignano, è prima di tutto una storia d’amore. Non tra Eddie Brock di Tom Hardy e Michelle Williams, e nemmeno tra il malvagio Carnage di Woody Harrelson e la mutante Shriek di Naomie Harris, ma piuttosto tra Eddie e il gigantesco simbionte che abita dentro di lui, Venom.

Eddie e Venom diventano insofferenti l’un l’altro e discutono continuamente su chi è veramente al comando. Ma alla fine, sorprendentemente, rivelano una connessione emotiva genuina quando arrivano alla conclusione che in realtà stanno meglio insieme.

Può sembrare folle riflettere su concetti come vulnerabilità e tenerezza dato che stiamo parlando di un film in cui un alieno pavoneggiante vive all’interno di un intrepido reporter, litigando e scherzando con lui. Certo, Venom si lamenta costantemente di come non riesca a mangiare le persone, e che una dieta a base di polli e cioccolato fornisce un sostentamento insufficiente. È spesso la voce delle paure e delle insicurezze di Eddie, ma è anche il suo primo amico quando lo incoraggia a riconciliarsi con l’Anne di Williams, che ora è fidanzata con il più adatto Dr. Dan Lewis (Reid Scott).

Sotto la regia di Serkis, che prende il posto di Ruben Fleischer, “Venom: La Furia di Carnage” è scattante e sbarazzino. Non si tratta della fine del mondo, come spesso accade nei film sui fumetti, si tratta solo della lotta di un uomo con i propri demoni letterali e figurativi.

Questa volta, Eddie ha la possibilità di regnare ancora una volta supremo sul giornalismo di San Francisco assicurandosi un’intervista con l’assassino Cletus Kasady che sta per essere giustiziato nella prigione di stato di San Quentin. Ma poiché la segnalazione di Eddie ha portato all’iniezione letale di Cletus, si verifica uno scontro fisico tra i due uomini che include uno spargimento di sangue e il trasferimento di alcune gocce di simbionte. Come se avessimo bisogno di più motivi per stare a due metri di distanza.

La trasformazione di Cletus in Carnage, una versione più grande, più feroce e più armata di Venom, è una frenesia di suoni e furia. L’azione in questo sequel è avvincente, e finalmente si può vedere chiaramente ciò che avviene nelle scene di lotta rispetto al primo film. Il primo “Venom” presentava diverse scene che si svolgevano al buio, di notte, e spesso era difficile dire chi stesse facendo cosa a chi. Qui, la resa dei conti, anche se notturna si svolge all’interno di una scuola per bambini problematici, quindi, nel complesso, l’azione è vivida.

Non c’è mai un momento o una sequenza in cui Cletus si meraviglia delle sue nuove abilità scioccanti, e questo diciamo sembra un pezzo mancante del film. Piuttosto, indossa immediatamente Carnage in giro come un abito su misura, come se fosse nato così. E il suo primo ordine del giorno è recuperare la donna che ama da una prigione high-tech, Frances Barrison di Harris, meglio conosciuta come Shriek per il suo urlo assordante. Il momento clou del film è il viaggio da solista di Venom a un rave di Halloween, dove diventa l’anima della festa, e tutti i partecipanti pensano che sia solo un costume elaborato. C’è anche un pezzo fantastico e più piccolo che coinvolge la proprietaria del minimarket, la signora Chen, interpretato con tempismo e tecnica da Peggy Lu.

Ciò che entrambe queste scene rivelano è il lato dolce di questo simbionte e l’effetto inaspettato che ha avuto sulle persone oltre a Eddie. Queste scene colpiscono molto, quasi quanto i grandiosi momenti in cui le gigantesche macchie nere e rosse si scagliano l’una contro l’altra a mezz’aria. La scena post credit è molto interessante e fa presupporre un seguito.

Voto: ⭐⭐⭐⭐